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30/5 16:34: claudioemme in IL SIGNIFICATO DEL CALCIO

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CAT_IMG Posted on 6/10/2013, 21:10 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
“Chiesi dove erano gli altri sopravvissuti e mi dissero che non ce ne erano altri. Solo allora compresi l’orrore di Monaco. I Busby Babes non esistevano più.” Bill Foulkes, sopravvissuto al disastro di Monaco

6 febbraio 1958. Questa data è scolpita nella mente dei tifosi del Manchester United, una data che non scorderanno mai. Quel giorno si è scritta la pagina più buia della storia dei Red Devils. Nove anni dopo la tragedia di Superga, che scosse il calcio italiano e pose fine al Grande Torino, un altro disastro aereo segnò l’epilogo di una squadra di campioni. Da allora i Busby Babes, che tanto avevano vinto e tanto avrebbero vinto ancora, non esistono più. Molti di loro non tornarono mai a casa, ma morirono tra la neve di Monaco. L’aereo della British Airways di ritorno da Belgrado, dove il Manchester pareggiò con la Stella Rossa qualificandosi per la semifinale di Coppa dei Campioni, e fermatosi a Monaco per fare rifornimento, si schiantò con a bordo calciatori dello United, tifosi e giornalisti. Venti dei quarantaquattro passeggeri morirono sul colpo e altri tre morirono pochi giorni dopo. Ben otto erano giocatori dei Red Devils, oggi ricordati come “i fiori di Manchester”. Tra di loro anche Duncan Edwards, deceduto due settimane dopo il disastro a soli 21 anni. Rimasto fino al 1998, quando fu spodestato da Michael Owen, il più giovane a giocare in nazionale per l’Inghilterra (debuttò a 18 anni), a detta di George Best, Duncan sarebbe dovuto diventare il giocatore inglese più forte di tutti i tempi e per Bobby Charlton è stato l’unico calciatore che lo ha fatto sentire inferiore. Anche oggi viene considerato uno dei più grandi della storia del calcio. Tra i sopravvissuti Bobby Charlton e Sir Matt Busby. Busby si ruppe il torace restando in condizioni critiche per giorni e non si pensava che potesse sopravvivere tanto che gli fu data l’estrema unzione per ben due volte. Si riprese solo due mesi dopo. A testimonianza della tragedia è stato posto un orologio con la scritta “Feb 6th 1958” in alto e “Munich” in basso, nell’ala sud-est dell’Old Trafford. Ecco i nomi dei fiori del calcio inglese, i fiori di Manchester: Geoff Bent, Roger Byrne, Eddie Colman, Duncan Edwards, Mark Jones, David Pegg, Tommy Taylor, Liam Whelan.
Per non dimenticare.
Comments: 0 | Views: 42Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (6/10/2013, 21:10)
 

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CAT_IMG Posted on 5/10/2013, 14:46 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
Probabilmente per decidere quale stagione sia la più memorabile degli ultimi dieci anni per i tifosi del Liverpool, c'é da scegliere tra la "5 trophies season", ovvero la stagione 2000-2001, oppure la stagione del ritorno alla vittoria della Champion's League. La finale di Champion's League più stramba e rocambolesca della storia, la notte che ha fatto bestemmiare intere generazioni di milanisti, la Notte di Istambul. Il 25 Maggio 2005 si gioca ad Istambul la finale di Champion's League tra Milan e Liverpool, due gloriose squadre del panorama calcistico europeo. Sulla carta, la superioritá del Milan è evidente: una squadra zeppa di campioni, Maldini, Nesta, Cafu, Pirlo, Seedorf, Kaka, Crespo e Shevchenko, solo per citarne alcuni. Dall'altra parte, il Liverpool FC, con tanti giovani emergenti guidati dalla vecchia guardia di stampo Reds, ovvero Jamie Carragher e Steven Gerrard, due giocatori nelle cui vene scorre il sangue della Cop. In panchina siede Rafa Benitez, un allenatore spagnolo che ha stupito durante la sua permanenza a Valencia, vincendo 2 campionati e una coppa Uefa, primo e finora unico trofeo europeo della squadra spagnola. La partita comincia subito in discesa per il Milan: al 1 minuto Maldini raccoglie palla in mezzo all'area e segna, portando il Milan in vantaggio. Il Milan domina il primo tempo, e si porta sul 3-0 con una doppietta di Hernan Crespo, prima del fischio di fine primo tempo. Gli inglesi sono increduli, la squadra non gira. Ma è ora che viene fuori l'orgoglio Reds, il fuoco che anima il cuore impavido di Steven Gerrard, il capitano e primo tifoso del Liverpool, che segna il primo gol di una remuntada che pareva impossibile. Al 60' il risultato é di 3-3 grazie ad un gol segnato da Vladimir Smicer, un centrocampista ceco che regalò l'ultima gioia ai tifosi del Liverpool prima di andare al Bordeaux a fine anno. Il Milan é annientato psicologicamente, Ancelotti pensa giá a fare i cambi in funzione dei calci di rigore, ed é lì che il Milan perde definitivamente la partita: Jerzy Dudek, il portiere polacco del Liverpool, inscena una danza sulla linea di porta che deconcentra i tiratori, portando a sbagliare rigoristi del calibro di Pirlo e Shevchenko, sul cui errore si infrange il sogno del Milan, e si accende quello dei mediocri Reds, portati in paradiso dal proprio portiere. YOU'LL NEVER WALK ALONE
Comments: 0 | Views: 37Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (5/10/2013, 14:46)
 

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CAT_IMG Posted on 4/10/2013, 18:54 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
Come quinto post di questo blog, ho voluto chiedere ad un'altra penna di aiutarmi in questo progetto. Il signor Andrea Manta, accanitissimo sostenitore della Manchester rossa, collaborerá con me nella stesura di alcuni articoli riguardanti la storia della più famosa squadra del mondo, il Manchester United

MANCHESTER UNITED STORY PART 1: SIR MATT BUSBY & THE BUSBY BABES
“ Non ho mai voluto che il Manchester United fosse secondo a nessuno. Solamente essere i migliori sarebbe stato abbastanza per me.” Sir Matt Busby
Nel 1878 a Manchester nasce il Newton Heath F.C. , una squadra di calciatori del dopolavoro ferroviario, che più tardi avrebbe cambiato nome in Manchester United, il team più famoso nel mondo del calcio, nonché il più vincente della Premier League e uno dei più vincenti di sempre. Il personaggio che ha contribuito in modo fondamentale all’affermazione di questa squadra nell’Olimpo del calcio è un allenatore che sarà sicuramente sconosciuto ai più, almeno qui in Italia: Sir Matt Busby. Lo scozzese detenne fino al 2010 il record come manager più longevo nella storia dello United con ben 24 anni consecutivi in panchina, dal 1945 al 1969, anno in cui fu sorpassato da un altro scozzese molto più famoso: Sir Alex Ferguson. Busby condusse i Red Devils alla vittoria della FA Cup nel 1948 e, dopo tre secondi posti consecutivi nel 1947, 1948 e 1949, riuscì a conquistare il campionato del 1952 a 41 anni di distanza dall’ultimo trionfo del Manchester United. In quegli anni cominciò ad affermarsi grazie ai suoi ragazzi, i Busby Babes. Così chiamati per la loro età giovanissima (l’età media della squadra era di 22 anni), i Busby Babes erano un gruppo di calciatori provenienti dalle giovanili del club, tra cui spiccavano in particolare Bobby Charlton e Duncan Edwards. Con loro portò lo United alla vittoria delle stagioni 1955-56 e 1956-57 e ad essere la prima squadra inglese a partecipare alla Coppa dei Campioni (nel 1956-57). Busby acquistò rilevanza internazionale, tanto da venire contattato da Santiago Bernabeu, il presidente del Real Madrid. A quell’epoca il Real era la squadra più forte del mondo grazie a due campioni come Di Stefano, Gento e Ferenc Puskás, che portarono il team spagnolo a vincere 5 Coppe dei Campioni consecutive. Santiago offrì a Matt Busby l’incarico di allenatore dicendogli che sarebbe stato come allenare il paradiso. Rifiutare era pura follia, ma Busby declinò la proposta aggiungendo: “Manchester è il mio paradiso.” Purtroppo tutto sarà sconvolto pochi anni dopo da una delle tragedie più terribili del calcio, la pagina più nera della storia del Manchester United: il disastro aereo di Monaco.
Continua…
Comments: 0 | Views: 41Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (4/10/2013, 18:54)
 

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CAT_IMG Posted on 2/10/2013, 19:20 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
BELA chi? Bèla Guttmann è stato uno dei migliori allenatori Ungheresi di calcio. Ha allenato per 40 anni, praticamente morendo in panchina, solo 7 anni dopo l'ultima presenza da allenatore, sulla panchina del Porto. Cosa ha fatto Bela Guttmann? Beh inanzitutto potremmo cominciare raccontando la sua storia, dicendo subito che era ebraico ed era nato nel 1899, quindi ovviamente tutti si chiederanno cosa sia successo a Bela Guttmann durante la seconda guerra mondiale; le versioni sono moltissime, tra cui anche quella dell'internamento in un campo di lavoro nazista, ma anche quella di essere scappato in Portogallo o Sudamerica, perchè al suo ritorno in Ungheria nel 1945, pare sapesse parlare appunto il Portoghese. Allena in Ungheria, Austria, Italia, Brasile, Portogallo, Romania, Argentina, Cipro; insomma, ovunque. Pare inoltre che abbia importato in Brasile il modulo che avrebbe contraddistinto il gioco della Seleçao nei Mondiali del 1958 ed ancora oggi, il 4-2-4. Ma quello che mi interessa raccontare, è del Bèla Guttmann allenatore del Benfica, dal 1959 al 1962. Senza nemmeno dirlo, vince il campionato all'esordio, e perde in quella stagione una sola partita. Ma la cosa importante riguarda l'anno successivo: in quel periodo in Europa se dovevi pensare ad una squadra con la S maiuscola, la Squadra che giocava il miglior calcio e la più forte di tutte era il Real Madrid, di Alfredo Di Stefano (la Saeta Rubia) e Puskas, che aveva vinto le precedenti 5 edizioni della Coppa dei Campioni. Nel 1961 la Coppa dei Campioni viene però stravinta dal Benfica, con 7 vittorie nel torneo, record per la squadra, e la vittoria contro il Barcellona in finale. Nel 1962, il Benfica bissa il successo della stagione precedente, con il contributo determinante di un nuovo acquisto, Eusebio, leggenda del calcio Portoghese, che segna una doppietta in finale. In finale indovina contro chi? Proprio lei, la Squadra più forte del tempo, il Real Madrid, che viene surclassato 5-3, con una strepitosa rimonta nel secondo tempo. Dopo questa partita, Bela Guttmann chiese un premio alla dirigenza, proprio per la vittoria del maggior trofeo Europeo, ma la dirigenza glielo negò: Guttmann, dopo aver rassegnato le proprie dimissioni, lanciò una maledizione, affermando che da lì a 100 anni nessuna squadra portoghese sarebbe stata campione d'europa per due volte, ed il Benfica in particolare, non avrebbe più vinto la Coppa dei Campioni. Tutti lo presero per pazzo. Da allora, il Benfica ha perso tutte le Finali di Coppa dei Campioni che ha giocato, ma la maledizione pare si sia estesa anche alla Coppa Uefa, poichè nel 2012, il Benfica perde la finale all'ultimo minuto, dopo aver perso, appena 3 giorni prima, il Campionato ad opera del Porto, laureatisi campione. In quella stagione, il Benfica perse anche la Coppa Di Portogallo, sempre nello stesso mese del Campionato e della Coppa. Che Bèla Guttmann avesse ragione? Di sicuro, in questo momento, se la starà ridendo.
Comments: 0 | Views: 46Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (2/10/2013, 19:20)
 

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CAT_IMG Posted on 1/10/2013, 15:06 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
Qualche anno fa c'era un giocatore peruviano che militava nel Calcio Catania. Il suo allenatore era Walter Zenga, ed era stato acquistato per giocare terzino sinistro; Zenga non ci stava, lo vedeva più offensivo. Una prima parte di campionato da terzino, voti mediocri, poi lo spostamento ad ala sinistra, ed a quel punto cominciarono gli sfaceli. Una locomotiva, cross a grappoli che hanno fatto diventare un buon giocatore anche Maxi Lopez, punizioni calciate con una potenza inaudita: insomma, il nuovo fenomeno del calcio Peruviano. Avviene il passaggio alla Fiorentina di Prandelli, che commette lo stesso errore iniziale di Zenga, ovvero lo mette a giocare come terzino sinistro. Una serie di prestazioni raccapriccianti, tra cui quella di Monaco contro il Bayern in Champion's League, per un giocatore che non fa della difesa la sua arma migliore. Poi Prandelli decide di dargli fiducia come esterno sinistro, complice la squalifica di Mutu, e Vargas viene accostato alle grandi squadre europee, per cifre da capogiro. Pare che il Real Madrid fosse sul punto di offrire 25 Milioni di euro! Fin qui tutto bene, direte voi, ma cominciano le prime difficoltà: il rapporto non proprio idilliaco con il nuovo allenatore (quell'incompetente di Sinisa Mihajilovic), la scoperta della nightlife fiorentina, i litri di jagermeister bevuti ogni sera, gli incidenti d'auto da ubriaco alla guida; insomma, un disastro. Le prestazioni cominciano piano piano a diventare obrobriose, ai limiti della dignità, e Vargas viene ceduto in prestito dopo 4 anni in viola, 104 presenze e 12 gol. Un'anno al Genoa in prestito, venti presenze zero gol, e la dura lotta per la retrocessione che di certo non gli fa avere una grande stagione. Ritorna alla Fiorentina e la società gigliata cerca di piazzarlo tutta l'estate a squadre italiane e non, ma il giocatore non ha molto mercato. Il procuratore cerca, nell'ultima giornata, di convincerlo ad accettare la destinazione Livorno, ma Juan Manuel Vargas non ci sta, preferisce rimanere a Firenze, consapevole di poter avere poche chance, ma convinto di poter ripagare e scusarsi con il pubblico di Firenze. Si allena, dimagrisce, non sembra più "El Loco", ma "El Laboral", il lavoratore. La sua chance arriva il 30/9/2013: la Fiorentina è sotto in casa 1-0 con il Parma; Mister Montella sostituisce Wolski e mette dentro la vecchia guardia: si vede che Vargas è un giocatore diverso, mette 4-5 cross in mezzo, ma nessuno li raccoglie. Al 78' un rimpallo in area lo favorisce, e la piazza dentro. Esplosione del tifo "Ha segnato Vargas!" Attenti tutti, è tornato EL LOCO
Comments: 0 | Views: 76Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (1/10/2013, 15:06)
 

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CAT_IMG Posted on 30/9/2013, 10:24 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
Per comprendere chi sia il soggetto della citazione che ho inserito come titolo, conviene partire da una notazione geografica. In Inghilterra esiste una contea, il Nottinghamshire, la cui città principale è appunto Nottingham. Ebbene Nottingham era famosa fino al 1978 per la leggenda di Robin Hood, l'eroe che rubava ai ricchi per dare ai poveri, storia che si perde nella nebbia dei miti sassoni. Dal 1978 in avanti, il Nottingham Forest, la seconda squadra di Nottingham, dopo il Notts County FC (club più antico del mondo, 1862), viene inserita nell'albo d'oro della Coppa dei Campioni per due anni consecutivi, interrompendo l'egemonia del Liverpool, che ne avrebbe vinte 4 in 8 anni. La narrazione in realtà deve partire da Derby, un'altra città inglese molto vicina a Nottingham; nel 1967, quando i Beatles creavano leggende musicali, nasce la leggenda calcistica di BRIAN HOWARD CLOUGH. Brian Clough vince nel 1969 la seconda divisione, e nel 1972 la prima divisione, battendo il Leeds United di Don Revie, il vero grande rivale di Clough. Molti di quelli con cui abitualmente parlo, appena pronuncio Brian Clough, dicono:"chi?" "quello del film?" "chicazz'è!?!", gente che non merita nemmeno di parlare di calcio. Brian Clough è stato il miglior allenatore inglese di tutti i tempi, l'unico a vincere il titolo con squadre di seconda fascia, e soprattutto la Coppa dei Campioni 1979 e 1980, vero fiore all'occhiello della carriera di questo incredibile allenatore. Sicuramente come persona poteva risultare antipatico: spesso offendeva i giornalisti, era arrogante (come clausola per la rescissione del suo contratto con il Leeds chiese 25000£, che fossero pagate le tasse sulla sua casa ed una Mercedes), ed anche molto presuntuoso. Ma come allenatore non si può assolutamente discutere. La leggenda di Clough si perde nella storia di un calcio incredibilmente entusiasmante, carico di atmosfera, come quello inglese. Morì nel 2004, 11 anni dopo le dimissioni dal Nottingham Forest, dopo 18 anni, 1 campionato vinto, 2 coppe dei campioni, 4 coppe di lega, 1 supercoppa europea e altri titoli minori. Menzione speciale va al suo vice, Peter Taylor, il suo vero braccio destro, senza il quale, probabilmente, oggi non saremo a parlare di leggenda: molti sostenevano, al tempo, che il vero allenatore fosse infatti Taylor; a sostegno di queste affermazioni, c'è il fatto che Taylor non seguì Clough al Leeds, dove fu esonerato 44 giorni dopo. Dal 1976 al 1982 però, Taylor tornò ad assistere Clough al Forest, ed insieme entrarono definitivamente nella storia del calcio. Curiosamente, le due squadre del Derby e del Nottingham, sono acerrime rivali, e l'East Midlands Derby era una partita stupenda da gustare. In conclusione, per la sua importanza, a Brian Clough è stata intitolata la tribuna centrale del City Ground, lo stadio del Forest; rimarrà per sempre nella leggenda del calcio.
Comments: 0 | Views: 65Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (30/9/2013, 10:24)
 

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CAT_IMG Posted on 29/9/2013, 10:38 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
Benvenuti in questo blog! Mi sono proposto di scrivere alcuni articoli, presumo con cadenza settimanale, per esprimere il mio parere sul calcio, non con elementi di attualità (commenti alle partite, ecc ecc, lo lascio fare a Sconcerti), ma con discussioni su eventi, personaggi, curiosità e pura cultura calcistica, presente e futura.
Questo primo articolo ha come titolo IL SIGNIFICATO DEL CALCIO. Una volta ho sentito una frase che penso possa calzare perfettamente con questo articolo: "ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada lì ricomincia la storia del calcio". L'emozione di ritrovarsi in strada, nel cortile della scuola, al parco l'abbiamo provata tutti. Ma il calcio non è solo gioia e divertimento, il calcio è anche sacrificio di svegliarsi la domenica mattina alle 7 per andare a giocare, di andare ad allenarsi sotto la pioggia con fuori 3 gradi, dover digerire il duro colpo di una decisione dell'allenatore che ti lascia in panchina nella partita più bella.
D'altro canto, in una squadra non esiste solo il giocatore: in una squadra c'è anche l'allenatore. Chi è l'allenatore? L'allenatore è colui che si prende tutte le responsabilità di ogni scelta sbagliata, di ogni risultato negativo. Ogni volta che l'allenatore fa una scelta, c'è qualcuno che lo vorrebbe vedere crivellato di colpi in fondo ad una strada di un quartiere malfamato di Detroit; quanti hanno infamato il proprio allenatore quando ti esclude dalla titolare nella formazione della partita fondamentale per la stagione?
Il calcio è questo, l'unione di sacrifici e gioie, di dolori ed emozioni forti, come quella che provi quando fai un assist con i controcoglioni e il tuo compagno segna venendoti ad abbracciare. E' anche questo il calcio, provare gioia per i tuoi compagni e insieme ai tuoi compagni, fratelli in campo e fuori, un gruppo che ha un unico obiettivo: non abbandonarsi mai, nelle gioie e nel dolore, avere sempre fiducia dei propri fratelli, che cercheranno sempre di fare tutto a favore della squadra. Il comportamento egoista di un giocatore può essere giustificato, ma dev'essere la squadra, gli altri compagni a fargli capire che non paga, magari sul campo, quando lanciati a rete si serve il fratello che ha fatto la corsa con te fino alla porta, invece di segnare di prepotenza. La gioia del gol è enorme, ma mai come quella interiore di sapere di aver fatto la cosa giusta e di aver fatto felice un compagno.
Ci vediamo la settimana prossima, saluti da Walter Pandiani

CITAZIONE (WALTER PANDIANI @ 29/9/2013, 11:34) 
Benvenuti in questo blog! Mi sono proposto di scrivere alcuni articoli, presumo con cadenza settimanale, per esprimere il m...

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Comments: 1 | Views: 158Last Post by: claudioemme (30/5/2018, 16:34)
 

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