Replying to IL DERBY DI FIRENZE
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FRANCESCO TOMMASINIPosted: 11/10/2013, 11:50
Nel quartiere di Campo di Marte a Firenze, adiacenti allo Stadio Artemio Franchi, ci sono due campi di calcio, separati da una siepe ed una strada. Segnate da una storia diversa, Olimpia Firenze e Affrico si contendono il derby di Campo di Marte. L'US Affrico è una polisportiva che ha una storia molto lunga e radicata a Campo di Marte, mentre l'Olimpia Firenze nasce nel 1993 dalla fusione di due squadre del quartiere, e subito comincia a scalare i vari campionati giovanili, fino a dimostrare di essere una splendida realtà a livello giovanile nel panorama calcistico Fiorentino. A livello giovanile le due squadre spesso si trovano a confrontarsi, e ovviamente le due partite di andata e ritorno sono le più sentite del campionato. Soprattutto a livello Juniores la partita è maggiormente sentita. Ma la cosa speciale di questo derby è la vicinanza tra i due campi da gioco, che rende inevitabile la vicinanza anche tra i giocatori, tutti amici o al massimo conoscenti, che per quell'ora e mezzo diventano acerrimi nemici, e magari la sera sono tutti insieme a bere una birra in qualche locale. La settimana che precede il derby è ricca di tensione: il martedì si corre, e tutti i pelandroni che in genere sono in fondo al gruppo, questa volta sono i primi, a tirare il gruppo insieme al capitano, il giocatore che la sente di più. Il Giovedì la partitella è giocata alla morte: nessuno tira indietro la gamba, pur mantenendo il rispetto per i compagni, senza provare a far loro del male per tagliarli fuori dalla convocazione. Il giorno prima della partita è tensione pura: c'è chi non esce, chi mangia solo proteine, chi fa serata per sfogare la tensione. E poi arriva finalmente il giorno della partita, il Sabato, il santo Sabato che tutti aspettano dall'inizio del campionato. Fai la borsa la mattina appena sveglio, ben consapevole che giocherai solo 8 ore dopo. Guardi video su youtube, ascolti musica fogante (Europe, colonne sonore di Rocky, Rock&Roll, Green Day le più gettonate). Ti senti con i tuoi compagni, cerchi di creare il clima giusto nello spogliatoio. A pranzo mangi veloce e poco, ma giusto, la pasta al pomodoro e parmigiano del sabato oramai è una costante. Arrivi alla convocazione mezz'ora prima, a casa non ce la facevi più. Il campo è chiuso, deve ancora arrivare il custode, ma i giocatori sono tutti lì: in quel momento capisci che la partita la sentono tutti come la Finale di Champion's League. Primi sfottò tra amici. Il mister vi chiama nello spogliatoio, e comincia a caricare l'ambiente. Dice che la partita è come le altre, ma non ci crede nemmeno lui: lo sa quanto è importante la partita. Da la formazione: sei fuori, in panchina, nella partita più importante. La cosa non ti va giù, lo guardi male, ma inciti al massimo i tuoi compagni: sono loro che vanno in campo, te entri dopo. La partita comincia: sugli spalti gremiti, centinaia di ragazzi di Campo di Marte incoraggiano i giocatori, vogliono vedere il sangue. La partita è fallosissima, le due squadre si equivalgono. Finisce il primo tempo in parità: 0-0. Il secondo stessa solfa, partita entusiasmante, ma nessuno prevale. Il mister si gira nervosamente verso la panchina: ti chiama, vatti a scaldare. Ti metti a bordo campo, due discese, due esercizi. Sei caldo dopo un minuto, anzi eri caldo già da una settimana. Devi dimostrargli che ha sbagliato. Ti butta nella mischia. Entrando incoraggi la squadra. Prima palla toccata sbagli un passaggio; imprechi e fai fallo da dietro per recuperare. Ammonizione. Infamate dal mister. Non vedi palla per 20 minuti, giocano solo loro lì davanti, i tuoi compagni ti lasciano da solo lì davanti, sperando che qualche lancio lungo tu lo riesca a prendere. Ultimi 10 minuti, siamo in difficoltà. Ultimo minuto, la partita è per noi ormai finita, siamo morti, gli avversari continuano a spingerci nella nostra metà campo. Ma è venuto il momento di cambiare la partita. Calcio d'angolo per loro corto sul primo palo, ci sei te rilanci lungo sull'ala che parte. Continui la corsa, lui è da solo contro 3. Si gira indietro ignorando il tuo movimento in profondità dove saresti andato in porta. Salgono tutti. Lancio per la seconda punta che anticipa il suo marcatore e spizza di testa nel vuoto; ci sei te, solo davanti al portiere, un tuo amico. Ma all'amicizia ci pensi la sera, ora c'è da pensare solo al gol. Due passi, rallenti, una finta, lo salti...tiri...caschi per terra. Pur di spaccarti tutto rimani con lo sguardo incollato sulla palla che sembra metterci un'eternità, ma alla fine entra. Non fai in tempo ad alzarti che hai tutti addosso, ma li levi di torno, devi andare verso la panchina, ad abbracciare quel pezzo di merda che non ti ha messo in campo dall'inizio. Lo abbracci come un fratello, uno dei tuoi fratelli in campo. Sei felice. La sera bevi con gli avversari, come se non fosse successo niente.