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30/5 16:34: claudioemme in IL SIGNIFICATO DEL CALCIO

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Il calcio secondo me have:
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CAT_IMG Posted on 25/10/2013, 13:30 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
“Il momento più bello? Ho tanti bei momenti, ma quello che preferisco più di tutti è quando ho tirato quel calcio all’hooligan.” Eric Cantona

Devono passare 18 anni perché Manchester possa veder giocare un campione paragonabile ai livelli raggiunti da George Best. Un altro talento nel 1992 approda nella sponda rossa della cittadina inglese. Nessuno lo sa ancora, ma diventerà il calciatore più amato dai tifosi dello United. L’unico che può battere Georgie e venire eletto dagli stessi fan come “Calciatore del secolo” del club. Viene dalla Francia ed anche lui si differenzia da tutti gli altri calciatori per la sua originalità in campo (gioca sempre col colletto della maglia tirato su); anche lui è genio e sregolatezza: Eric Cantona, il Re. Ai tempi del suo acquisto da parte dei Red Devils è considerato una scommessa azzardata. La sua bravura è indiscutibile, ma la sua fama di ribelle ed indisciplinato lo precede. In Francia si rende protagonista di numerosi gesti di stizza nei confronti di allenatori, arbitri ed addirittura compagni di squadra. Insomma, all’inizio degli anni ’90 il Re è conosciuto più per le risse e le scorrettezze che per i numeri ed i gol sul campo. La scommessa dello United si rivela azzeccatissima e ancora una volta l’autore di uno degli acquisti più importanti della storia del club è Sir Alex Ferguson, che decide di puntare sull’incognita francese. Eric ripagherà con gli interessi la fiducia del manager, ma anche a Manchester la sua personalità complicata ed il suo continuo oscillare fra talento e follia contribuirà a regalare al team gioie e dispiaceri. Le gioie non tardano ad arrivare. Cantona si rivela decisivo fin dalla sua prima stagione in maglia rossa portando lo United alla conquista della Premier League dopo 26 anni di assenza. Nella stagione successiva Eric è uno dei protagonisti del Double, con Premier League e FA Cup che si aggiungeranno alla bacheca dei trofei. Ma cominciano anche i dispiaceri. La stagione 1994-95 verrà ricordata a lungo per una delle follie più famose del mondo del calcio e segnerà la carriera del Re per sempre.
Il 25 gennaio 1995 al Selhurst Park di Londra scendono in campo Crystal Palace e Manchester United. Al 60’ un difensore del Crystal Palace commette l’ennesimo fallo della partita su Cantona strattonandogli la maglietta, l’arbitro non lo ammonisce nemmeno. Il Re decide di farsi giustizia da solo e gli tira un calcio. Il guardalinee è vicino e ha visto tutto, Eric viene espulso. Mentre raggiunge il tunnel per dirigersi negli spogliatoi succede l’irreparabile. Il diciottenne Matthew Simmons scende di corsa gli undici gradini che lo separano dai cartelloni pubblicitari e avvicinatosi il più possibile al calciatore gli urla: “Fottiti e torna in Francia, brutto figlio di puttana di un francese!”. Il Re non ci pensa due volte e lo colpisce con un calcio volante, a cui fa seguire una serie di pugni. Finalmente gli steward riescono a fermarlo e a trascinarlo sotto la doccia, ma ormai...

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Comments: 0 | Views: 46Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (25/10/2013, 13:30)
 

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CAT_IMG Posted on 23/10/2013, 16:33 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
Nel calcio, sono tante le situazioni di calcio da fermo con cui far male: chi dispone di ottimi saltatori può risultare pericoloso su calci d'angolo e punizioni (chi ha Roberto Baggio anche direttamente dal calcio d'angolo), chi ha tiratori eccezionali fa delle punizioni dal limite una delle sue armi migliori, mentre chi ha Rory Delap in squadra utilizza la rimessa laterale come strategia d'attacco. Si, avete capito bene, la rimessa laterale. Il centrocampista irlandese, riesce a lanciare una palla con le mani a 50 yarde, ovvero 46 Metri. Una distanza allucinante, che in un campo da calcio può risultare decisiva. Delap é un centrocampista destro, con un passato da lanciatore di giavellotto, il che giustifica la sua grande potenza nei lanci. Arriva tardi in Premier League, e sempre in squadre di medio-bassa classifica: a dir la veritá, non é un giocatore di grande livello, anzi, non è niente di che. Con lo Stoke City, il cui stadio è stato giudicato "il più rumoroso" d'Inghilterra per la potenza dei cori effettuati dai tifosi, Delap mette in atto la sua qualitá migliore a grandi livelli. In una gara contro l'Arsenal, lo Stoke City realizza i suoi due gol sfruttando due rimesse laterali, grazie alla bravura in gioco aereo di Peter Crouch e Ryan Shawcross, difensore centrale che sistematicamente va in area di rigore quando c'è una rimessa laterale.
Un'abilitá come quella di Delap permette alla squadra di creare occasioni da gol quando altre squadre semplicemente appoggerebbero la palla dietro al centrocampista, ovvero da un'innocua rimessa laterale sulla trequarticampo degli avversari.
É stato detto di lui: "l'unico calciatore che verrá ricordato non per come giocava con i piedi, ma per come usava le mani giocando a calcio"
Comments: 0 | Views: 59Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (23/10/2013, 16:33)
 

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CAT_IMG Posted on 18/10/2013, 16:39 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
“Non ricordo come mai cominciai a giocare in porta. Forse perché ero troppo violento per giocare fuori dai pali.” Peter Schmeichel

Molto probabilmente la fortuna e i successi dell’era di Sir Alex Ferguson cominciarono dall’estate 1991, quando fu acquistato il Grande Danese a difendere la porta. Alto 1 metro e 91 per 105 chilogrammi, Peter Schmeichel può essere considerato tranquillamente uno dei portieri più forti che abbiano mai calcato un campo da calcio. Il Manchester United lo comprò dal Brøndby per l’irrisoria cifra di 505 mila sterline, tanto che Ferguson lo definì “l’affare del secolo”. Nel 1992 il suo nome si diffuse a livello internazionale a seguito dell’incredibile conquista dell’Europeo con la Danimarca. Peter parò un rigore a Marco Van Basten in semifinale e fu nominato “Portiere del torneo”. Fino a quel momento era sconosciuto al di fuori della sua nazione d’origine, ma con la maglia dei Red Devils dette il meglio di sé portando lo United alla conquista di 5 Premier League, 3 FA Cup, una Coppa di Lega e una Champions League. Grazie a 22 partite a reti inviolate riuscì a consegnare alla sua squadra nella stagione 1992-93 la prima Premier League dopo 26 anni. Portiere dell’anno nel 1992 e nel 1993, raggiunse però il culmine nella stagione 1998-99. Fu lui infatti a capitanare il Manchester alla conquista del Treble nel 1999 e a sollevare la coppa dalle grandi orecchie in quella incredibile serata di Barcellona con la fascia al braccio. Oltre alle sue indubbie qualità tra i pali, Schmeichel è rimasto nella storia anche per un’altra sua caratteristica: era solito salire all’attacco nei calci d’angolo quando la sua squadra stava perdendo. Dimostrò la sua bravura anche in questo, terminando la sua carriera con 11 gol all’attivo. Detentore del record per la percentuale di partite in Premier League terminate con le reti inviolate (ben 42%) la sua grandezza è testimoniata anche dalla vittoria di un sondaggio pubblico nel 2001, in cui oltre 200 mila persone lo votarono come miglior portiere di sempre, superando leggende come Lev Yashin e Gordon Banks. Infine fu l’autore di quella che è considerata una delle parate più belle della storia, contro il Rapid Vienna. Cross in mezzo, l’avversario svetta effettuando un colpo di testa ravvicinato. La palla rimbalza ad un metro dalla linea di porta. Da bambino ti insegnano sempre a schiacciare la palla di testa in situazioni offensive, perché in quel modo è quasi impossibile che il portiere la raggiunga. QUASI impossibile. Perché Peter Schmeichel, tra l’incredulità degli avversari e dei suoi stessi compagni di squadra la raggiunge, dimostrando una reattività fuori dal comune. Una parata che è la fotocopia della “parata del secolo”, quella di Gordon Banks su colpo di testa di Pelè. Solo un campione come il Grande Danese poteva riuscire ad emularla.

Continua…
Comments: 0 | Views: 58Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (18/10/2013, 16:39)
 

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Sticky: ITALIA 2006
CAT_IMG Posted on 16/10/2013, 18:45 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
Era il Maggio del 2006; il calcio italiano era stato appena scosso dal più grande scandalo degli ultimi 30 anni: CALCIOPOLI. Alcuni dirigenti di svariate società, soprattutto di Serie A, risultano complici di un sistema di pilotaggio di partite attraverso designazioni arbitrali truccate, il tutto capeggiato dallo Juventino Luciano Moggi. In questo clima di devastazione per il calcio italiano, si è materializzato l'avvenimento più emozionante per la mia generazione, la vittoria del Mondiale di Calcio di Germania 2006, da parte della Nazionale Azzurra. Sotto l'egida del POPOPOPOPOOO, o meglio, Seven Nation Army degli White Stripes, lanciata dai tifosi della Roma nel 2005 e ripresa dai tifosi italiani durante il mondiale, gli azzurri conquistarono Berlino contro i galletti francesi. Sulla carta, la Nazionale italiana non era la favorita: l'Argentina aveva campioni come Crespo, Tevez, Cambiasso, Messi; il Brasile aveva in attacco il poker d'assi Kakà-Ronaldo-Adriano-Ronaldinho; la Francia il talento cristallino di Zinedine Zidane, la leggiadria di Henry, Vieira, Makelele; la Germania aveva Ballack, Schweinsteiger, Klose, Kahn, Lahm... Insomma, l'Italia partiva non tra le favorite. Alla prima partita gli azzurri surclassano il Ghana, mentre nella seconda trovano un'ostacolo duro come gli USA e la partita finisce in pareggio. La partita decisiva è quella contro la Repubblica Ceca, e l'Italia trova un protagonista improvviso, Marco Materazzi, che segna il gol del vantaggio, poi consolidato dalla rete di pura grinta di Super Pippo Inzaghi, che segna dopo una discesa solitaria da metà campo, dopo aver superato Cech. L'Italia ipoteca il passaggio del turno e trova agli ottavi l'Australia di Guus Hiddink, l'ex allenatore della Corea del Sud che aveva eliminato l'Italia nel 2002. La partita sembra facile, ma si rivela un calvario, anche per l'espulsione di Materazzi che costringe l'Italia in 10. Quando sembra tutto finito, comincia il Mondiale splendido di Fabio Grosso, un giocatore che ha fatto la sua fortuna con questo mondiale. A partita ormai finita trova l'energia per effettuare una perentoria discesa sulla fascia sinistra, subendo fallo in area. L'arbitro fischia fallo, e Francesco Totti si reca sul dischetto. Quanti di noi hanno sperato che non facesse il cucchiaio? Invece no, Totti spara un missile che si infila alle spalle di Schwarzer, qualificando l'Italia ai quarti di finale, dove gli azzurri trovano e battono l'Ucraina, con doppietta di Toni e gol di Zambrotta. In semi-finale la Germania, i padroni di casa, gli eterni rivali. Non è una partita come le altre, e lo sanno anche i tedeschi: per giorni, prima della partita, i giornali tedeschi prendono in giro gli italiani, dandogli di pizzaioli, mafiosi ecc ecc, tutte le solite offese da crucchi idioti. La partita si gioca al Westfalen Stadion di Dortmund, dove i tedeschi non hanno mai perso. I crucchi sono carichi e fanno loro la p...

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Comments: 0 | Views: 70Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (16/10/2013, 18:45)
 

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CAT_IMG Posted on 15/10/2013, 17:42 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
“Allenare questo club può diventare un’ossessione.” Sir Alex Ferguson

26 anni e mezzo consecutivi in panchina; 38 trofei tra cui 13 Premier League e 2 Champions League, battendo qualsiasi record immaginabile e diventando l’allenatore più vincente della storia del calcio. Per Sir Alex Ferguson allenare il Manchester United era diventata una vera e propria ossessione. In realtà il calcio stesso era stata per lo scozzese un'ossessione fin da quando era un bambino, come dimostra una sua frase: “La gente dice che la mia è stata un’infanzia povera. Non so cosa intendano dire. Certo, è stata dura, ma non era così male. Forse non avevamo una TV. Non avevamo una macchina. Non avevamo nemmeno un telefono. Ma io pensavo di avere tutto quello che mi serviva: avevo un pallone da calcio.” I tifosi dei Red Devils dovranno aspettare quasi 30 anni per tornare a vincere un trofeo importante. L’ultimo Campionato e l’ultima Coppa dei Campioni erano stati vinti negli anni 60, quando c’erano un baronetto scozzese ad allenare e un fenomeno nordirlandese in squadra. Poi il vuoto, a parte qualche FA Cup e qualche Charity Shield. Finchè in panchina non arriva un altro scozzese, anche lui baronetto, a cambiare totalmente la concezione di manager, a rivoluzionare il Manchester United e a segnare un’impronta fondamentale per tutto il calcio che verrà. Burbero, paonazzo in volto, sempre a masticare freneticamente la sua chewing-gum, Sir Alex Ferguson non utilizzava mezzi termini: le cose le diceva chiaramente, e in faccia ai suoi giocatori. Per questo, molte volte ci sono stati dei litigi all’interno dello spogliatoio, e probabilmente è stato anche questo il segreto del suo successo. Perché non era un semplice allenatore, uno che ti impartiva ordini agli allenamenti o in partita e finita lì. Fergie era diventato una sorta di figura paterna per tutti i giocatori che ha allenato, per tutti i campioni che sono passati sotto la sua ala e sono cresciuti con lui. Dai più turbolenti come Cantona e Roy Keane, ai più talentuosi come Beckham e Cristiano Ronaldo. Nessuno ha mai visto crescere tanti campioni come il burbero scozzese. Il 6 novembre 1986 diventa manager del Manchester United e porta subito disciplina nello spogliatoio dei Red Devils. I risultati si vedono: dal ventunesimo posto in cui la squadra era relegata, con Fergie lo United finisce la stagione all’undicesimo posto. Per il primo trofeo bisognerà aspettare il 1990 con la vittoria della FA Cup ai danni del Crystal Palace. Intanto la squadra comincia a rinforzarsi e fanno la loro apparizione i primi campioni. Ryan Giggs, Peter Schmeichel e soprattutto Eric Cantona porteranno lo United alla conquista della Premier League nel 1992-93. Da quel momento comincerà una striscia di successi che non hanno eguali nella storia del calcio. Il vertice sarà raggiunto nel 1998-99, la stagione del Treble, con la conquista di Premier League, FA Cup e Champions League. In particolare la Champions, vinta a Barcellona contro il B...

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Comments: 0 | Views: 37Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (15/10/2013, 17:42)
 

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CAT_IMG Posted on 13/10/2013, 10:06 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
il 1 Febbraio 1969 nasce il più forte centravanti che l'Argentina abbia mai avuto, e forse il più forte centravanti degli ultimi 40 anni in generale. Il suo nome? Lo conoscerete tutti, Gabriel Omar Batistuta. Una storia particolare quella del RE LEONE, che comincia in Italia prima di arrivare alla Fiorentina, quando, con il Deportivo Italiano, gioca il Torneo di Viareggio; due anni dopo viene acquistato da Cecchi Gori alla Fiorentina. Cosa si può dire di Batigol? Beh, prima di tutto è il capocannoniere assoluto della Fiorentina con oltre 200 gol e anche in serie A, avendo superato Hamrin all'ultima giornata del campionato 1999-2000; si può anche dire che la vera cosa che gli è mancata a Firenze, è lo scudetto, quel maledetto scudetto che sembrava potesse arrivare nel 1998-1999, quando la squadra fiorentina si laureò Campione d'Inverno, per poi terminare il campionato in terza posizione, complice anche l'infortunio del Bomber: probabilmente, se non si fosse infortunato, saremmo a raccontare un'altra storia. Però, non è sempre stato tutto rose e fiori a Firenze: l'ambientamento infatti risulta difficoltoso al 21enne argentino, che stenta a trovare la via del gol nel primo periodo, facendo pensare a tutti che fosse un fallimento. All'improvviso, anche grazie alla nascita del primo figlio, Thiago, Batigol cominciò a segnare e non smise più fino al 14 Maggio 2000, ultima partita in viola, durante la quale supera il record di gol in serie A per un calciatore con la maglia della Fiorentina, detenuto fino a quel momento da Kurt Hamrin. Il passaggio alla Roma gli da lo scudetto, ma sono sicuro che Batigol lo scudetto lo voleva a Firenze, nella città che lo ha reso grande. La carriera in nazionale è fantastica; Maradona di lui disse: "Batistuta è fortissimo, per fortuna è argentino". Vince la Copa America nel 1991 e nel 1993 (nella prima è il Capocannoniere della competizione). Nell'edizione del 1995 è ancora Capocannoniere ma l'Albiceleste viene eliminata ai Quarti. Rimane anche qui il recordman, tutt'ora imbattuto, di gol segnati con la Nazionale. Dopo questa sviolinata sulle caratteristiche del giocatore, mi piacerebbe concentrare il mio articolo su due episodi. Per quanto riguarda il primo, esso si tenne nell'andata della Semifinale di Coppa delle Coppe 1996-1997. Il palcoscenico è di lusso: Camp Nou. La partita è Barcellona-Fiorentina. Il Camp Nou viene gelato da un gol allucinante di Batistuta, che esultando zittisce il pubblico catalano già calato nel silenzio tombale dopo il gol dell'argentino. Un'esultanza incredibile che rimane nei cuori dei tifosi della Fiorentina. L'altro episodio, purtroppo, il cuore dei tifosi della Fiorentina lo ha spezzato, e forse ancora oggi provano dolore a ripensarci: il 26 Novembre 2000 si gioca Roma-Fiorentina. Per i Fiorentini non è mai una partita qualunque, ma quella era ancora più speciale del solito: Batistuta era stato appena ceduto alla Roma di S...

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Comments: 0 | Views: 135Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (13/10/2013, 10:06)
 

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CAT_IMG Posted on 11/10/2013, 18:22 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
“Appena è possibile, date palla a George Best", tipico discorso alla squadra di Sir Matt Busby.

Il disastro del 1958 fu un durissimo colpo per il Manchester. Eppure proprio dalle ceneri di Monaco i Red Devils risorsero come una fenice e arrivarono a toccare uno dei livelli più alti di sempre. Tutto merito della “United Trinity”: George Best, Bobby Charlton e Denis Law, uno dei tridenti più fenomenali che il calcio abbia mai visto. In particolare proprio grazie a quel nordirlandese, scovato a Belfast dagli osservatori del Manchester United all’età di 15 anni. Il tesseramento fu immediato e il telegramma che uno degli osservatori inviò a Sir Matt Busby la dice lunga sulle qualità che il giovane George Best dimostrava già all’epoca. Il telegramma inviato da Bob Bishop era il seguente: “Credo di averti trovato un genio”. L’avventura di Best allo United cominciò il 14 settembre 1963, quando a sorpresa venne schierato titolare contro il West Bromwich. Da quel giorno iniziò la carriera di un fenomeno, uno dei giocatori più talentuosi ad aver mai calcato un campo da calcio e anche una delle icone più influenti e amate ancora oggi di questo sport. George era genio e sregolatezza. Fu notato fin da subito non solo per le sue doti con i piedi, ma anche per la sua esuberanza e originalità. Nessuno prima di allora portava i capelli lunghi, nessuno giocava con la maglia fuori dai calzoncini e nessuno osava non mettersi i parastinchi: tutte cose che lui faceva. Concluse la stagione 1963-64, la sua prima con la maglia rossa, con 26 presenze e 6 gol. La successiva stagione fu la prima da titolare per Best e il suo apporto fu fondamentale, tanto da portare i Red Devils alla conquista del campionato, che mancava da 8 anni. Brillò in particolar modo nella vittoria per 2-0 sul Chelsea allo Stamford Bridge, meritandosi gli applausi anche da parte della tifoseria avversaria. Ma la vera svolta per la sua carriera si ebbe nella stagione 1965-66, all’età di 19 anni. La sua leggenda cominciò in un quarto di finale di Coppa dei Campioni il 9 marzo 1966 a Lisbona, contro il Benfica. Georgie mise a segno una doppietta nei primi quindici minuti e procurò un assist contribuendo alla vittoria schiacciante dello United per 1-5. Fu proprio dopo quella partita che nacque il suo soprannome: “il quinto Beatle”, così chiamato da un giornale portoghese a causa dei suoi capelli lunghi e della sua somiglianza con un gruppo che in quel momento, proprio in Inghilterra, stava scrivendo la storia della musica. Così come la beatle-mania era partita nel 1963, la georgebest-mania iniziò da quel giorno. Oltre alle gioie per la squadra, che conquistò anche il campionato 1966-67, e per lo stesso Best, che diventò famoso in tutto il mondo, cominciarono anche i primi problemi e grattacapi. George scoprì il divertimento (ed in particolare le ragazze e l’alcol), passando più tempo a Maiorca a divertirsi che a Manchester ad allenarsi o a Belfast dalla famiglia. Iniziarono le prime sbronze, i...

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Comments: 0 | Views: 53Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (11/10/2013, 18:22)
 

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CAT_IMG Posted on 11/10/2013, 11:50 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
Nel quartiere di Campo di Marte a Firenze, adiacenti allo Stadio Artemio Franchi, ci sono due campi di calcio, separati da una siepe ed una strada. Segnate da una storia diversa, Olimpia Firenze e Affrico si contendono il derby di Campo di Marte. L'US Affrico è una polisportiva che ha una storia molto lunga e radicata a Campo di Marte, mentre l'Olimpia Firenze nasce nel 1993 dalla fusione di due squadre del quartiere, e subito comincia a scalare i vari campionati giovanili, fino a dimostrare di essere una splendida realtà a livello giovanile nel panorama calcistico Fiorentino. A livello giovanile le due squadre spesso si trovano a confrontarsi, e ovviamente le due partite di andata e ritorno sono le più sentite del campionato. Soprattutto a livello Juniores la partita è maggiormente sentita. Ma la cosa speciale di questo derby è la vicinanza tra i due campi da gioco, che rende inevitabile la vicinanza anche tra i giocatori, tutti amici o al massimo conoscenti, che per quell'ora e mezzo diventano acerrimi nemici, e magari la sera sono tutti insieme a bere una birra in qualche locale. La settimana che precede il derby è ricca di tensione: il martedì si corre, e tutti i pelandroni che in genere sono in fondo al gruppo, questa volta sono i primi, a tirare il gruppo insieme al capitano, il giocatore che la sente di più. Il Giovedì la partitella è giocata alla morte: nessuno tira indietro la gamba, pur mantenendo il rispetto per i compagni, senza provare a far loro del male per tagliarli fuori dalla convocazione. Il giorno prima della partita è tensione pura: c'è chi non esce, chi mangia solo proteine, chi fa serata per sfogare la tensione. E poi arriva finalmente il giorno della partita, il Sabato, il santo Sabato che tutti aspettano dall'inizio del campionato. Fai la borsa la mattina appena sveglio, ben consapevole che giocherai solo 8 ore dopo. Guardi video su youtube, ascolti musica fogante (Europe, colonne sonore di Rocky, Rock&Roll, Green Day le più gettonate). Ti senti con i tuoi compagni, cerchi di creare il clima giusto nello spogliatoio. A pranzo mangi veloce e poco, ma giusto, la pasta al pomodoro e parmigiano del sabato oramai è una costante. Arrivi alla convocazione mezz'ora prima, a casa non ce la facevi più. Il campo è chiuso, deve ancora arrivare il custode, ma i giocatori sono tutti lì: in quel momento capisci che la partita la sentono tutti come la Finale di Champion's League. Primi sfottò tra amici. Il mister vi chiama nello spogliatoio, e comincia a caricare l'ambiente. Dice che la partita è come le altre, ma non ci crede nemmeno lui: lo sa quanto è importante la partita. Da la formazione: sei fuori, in panchina, nella partita più importante. La cosa non ti va giù, lo guardi male, ma inciti al massimo i tuoi compagni: sono loro che vanno in campo, te entri dopo. La partita comincia: sugli spalti gremiti, centinaia di ragazzi di Campo di Marte incoraggiano i giocatori, vogliono vedere il sangue. La...

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Comments: 0 | Views: 160Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (11/10/2013, 11:50)
 

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Sticky: IL BELGIO
CAT_IMG Posted on 8/10/2013, 16:18 by: FRANCESCO TOMMASINI Reply
La birra...il parlamento europeo...il Tomorrowland...la cioccolata...il formaggio. Di certo, a pensare al Belgio, non è il calcio la prima cosa che viene in mente. I fiamminghi non hanno infatti una grande tradizione calcistica, esclusa se vogliamo un'oro olimpico ad Anversa nel 1920 ed una parentesi a cavallo tra gli anni '80 e '90 (4 posto a Messico 1986), con Jean Marie Pfaff eletto miglior portiere del mondo nell'anno 1987. Ma qualcosa cambia con l'avvento del nuovo millennio: nel 2000, il Belgio ospita insieme all'Olanda, l'Europeo di calcio, poi vinto dalla Francia in quella finale maledetta che lancina ancora oggi i cuori di noi italiani (tanto la 4 stella del Mondiale ce l'abbiamo noi, galletti di merda). Il calcio in Belgio rinasce: si riattiva il movimento e le scuole calcio si infittiscono di giocatori. Ma è ovviamente dopo almeno 10 anni che se ne vedono i frutti. Potremmo per esempio stilare una lista di giocatori convocabili per i Diavoli Rossi: in porta abbiamo Mignolet e Cortuois, rispettivamente di proprietà di Liverpool e Chelsea; in difesa Boyata, Cavanda, Alderweild, Vermaelen, Kompany, Vertonghen, Van Buyten, Lombaerts. A centrocampo Witsel, Fellaini, Hazard (la ciliegina sulla torta), De Bruyne, Moussa Dembele, Nainggolan, Chadli; in attacco Benteke, Lukaku, Mirallas, Mertens, e Bakkali, il nuovo fenomeno del calcio Belga. Molti di voi non ne conosceranno mezzi, ma questi giocatori militano in squadre di alto livello, come Chelsea, Manchester United, Manchester City, Liverpool, Tottenham, Bayern Monaco, Napoli, Arsenal, e via dicendo. Magari sono solo nomi, ma il fatto che il Belgio sia primo nel girone di qualificazione al mondiale brasiliano del 2014 davanti a Croazia e Serbia, è un dato che fa pensare. Alcuni sono già campioni affermati, altri di questi devono ancora dimostrare il proprio potenziale, ma sono sicuro che ne vedremo delle belle. Ci vediamo a Brasile 2014
Comments: 0 | Views: 58Last Post by: FRANCESCO TOMMASINI (8/10/2013, 16:18)
 

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